lunedì 19 settembre 2016

IL DIABETE E LA TRAPPOLA DELLA MENTE




Spesso pensieri ed emozioni fortemente negative condizionano enormemente la nostra vita e le nostre capacità di far fronte alle difficoltà. Quello che pensiamo e quello che sentiamo a livello emotivo ci indirizzano verso comportamenti che possono essere disfunzionali e creare disagio.
Quando dominano emozioni fortemente negative perdiamo la capacità di vedere aspetti positivi nella nostra vita, nel nostro lavoro, nella nostra relazione, risulta più difficile far fronte agli impegni, ci sentiamo demotivati , stanchi e perché no anche depressi o in ansia per il futuro. Se ci troviamo di fronte ad una patologia come il Diabete, ci sono pensieri negativi rispetto al futuro rispetto alla vita di tutti i giorni, è una malattia cronica e bisogna conviverci quotidianamente con il trattamento farmacologico e il cambiamento dello stile di vita, una dieta corretta che non sempre è facile attuare. Ne consegue che seguire un’alimentazione corretta e la gestione del peso possono essere gravemente compromesse da pensieri ed emozioni negative. Spesso la persona si pone obiettivi di controllo dell’alimentazione, di perdita di peso, e di gestione della malattia di tipo perfezionistico o del tipo tutto bianco o tutto nero ad esempio “non posso permettermi assolutamente uno spuntino fuori pasto” oppure “devo perdere 20 Kg in pochi mesi”. Se questi obiettivi perfezionistici non vengono soddisfatti la persona pensa di aver fallito e quindi di contro si lascia andare completamente perché si giudica molto negativamente. Non sono stato all’altezza di raggiungere ciò che mi ero prefissato penserà e si giudicherà in maniera molto negativa. Questo atteggiamento non farà altro che demotivare il paziente diabetico dal perseguire un regime alimentare corretto e l’aderenza al trattamento farmacologico. A questo punto è molto probabile che come in un circolo vizioso il paziente si prefiggerà nuovamente obiettivi perfezionistici a cui seguirà nuovamente una perdita di controllo che farà sentire di nuovo il fallimento della dieta e quindi l’acquisto di peso. Ne conseguirà nuovamente un vissuto emotivo di depressione, tristezza, di fallimento , una trappola emotiva da cui sembra impossibile liberarsi.

La terapia cognitivo comportamentale per quanto riguarda il controllo dell’alimentazione lavorando sugli stili di pensiero perfezionistico, dicotomico, rigido, permetterà di raggiungere obiettivi sempre più realistici e attraverso il riconoscimento  dei pensieri disfunzionali e degli errori cognitivi permetterà di individuare i tranelli della nostra mente in cui spesso cadiamo. Per quanto riguarda la gestione del trattamento farmacologico,una persona con diabete di fronte a livelli di glucosio elevati potrebbe reagire cognitivamente dicendo a se stesso “è un disastro” non riuscirò mai a tenere sottocontrollo il diabete “mi sento di non valere”. Da questo modo di pensare potrebbe scaturire nella persona un vissuto emotivo di tristezza , abbattimento , rabbia, delusione e quindi arrendersi al trattamento e alla gestione della malattia. Un lavoro psicoterapeutico in tal senso potrebbe aiutare la persona nel favorire l’autoefficacia, l’autostima, nel favorire una migliore concezione di se stesso. Generalmente per una migliore efficacia del trattamento si coinvolgono laddove è possibile i familiari o chi si prende cura del paziente diabetico,insegnando a gestire i conflitti che possono minare l’intero equilibrio familiare e la gestione della malattia stessa, riconoscendo l’importanza che l’intero sistema familiare ha nella gestione ottimale della patologia. 

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