IL DIABETE DA ALLA TESTA
La psicologia riveste un ruolo
importante nella terapia e nel trattamento del diabete, sia perché
stress e ansia portano ad un aumento
della glicemia e sia perché accettare
una malattia che comporta un cambiamento
nello stile di vita e soprattutto alimentare
non è molto semplice e richiede motivazione e grande forza di volontà.
L’impatto psicologico del diabete
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla
presenza di elevati livelli di glucosio
nel sangue, iperglicemia dovuta ad un’alterata quantità o funzione
dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il
suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è
alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno. Non sempre viene considerato
l’impatto psicologico che può rivestire questa condizione sul paziente
diabetico. Esistono per
esempio numerosi dati in letteratura che indicano una stretta correlazione fra malattia diabetica e condizioni
psicologiche, che a loro volta influenzano la gestione della malattia
impedendo spesso al paziente di seguire in maniera corretta il trattamento
prescritto, e quindi l’aderenza alla terapia farmacologica , a quella
alimentare e ad uno stile di vita più sano. Altresì è noto da tempo per esempio che lo stress e
l'ansia hanno effetti iperglicemizzanti, liberando sostanze, le catecolamine, che riducono il
consumo di glucosio da parte dei tessuti. Alla diagnosi di diabete, il paziente
reagisce dapprima con incredulità e rifiuto, un atteggiamento che spesso evolve
in una vera ribellione ai consigli del medico; col tempo,ma non sempre si
arriva ad una fase di contrattazione , in cui alcuni consigli ma non tutti
vengono accettati. Ovviamente non mancano fasi di depressione, prima di
arrivare alla vera accettazione della condizione diabetica. Esistono molti dati
che mostrano come il compenso glicemico sia tanto peggiore quanto maggiori sono
le difficoltà psicologiche e sociali del paziente. Del resto è intuitivo:
‘curare' il diabete significa cambiare
le proprie abitudini, riprendere controllo
sulle proprie azioni, riflettere su quello che si fa, affrontare le situazioni
con occhi nuovi, spirito critico e flessibilità. Quando c'è un disagio psicologico,
la flessibilità e l'apertura sono le prime cose che
vengono a mancare. La gestione del diabete richiede un cambiamento
delle abitudini e dello stile di vita. I momenti stressanti più intensi
includono, oltre al momento della diagnosi, i cambiamenti nel regime di
trattamento man mano che la malattia procede e l’insorgenza delle complicanze
croniche, nonché anche il cambiamento dello stile alimentare. Il diabete, in
tale ottica, genera reazioni emotive che possono variare dalle alterazioni
moderate a quelle più serie e sono raffigurabili come delle risposte allo stress: dal disturbo del tono di umore all’ansia, alla
depressione, alla rabbia, all’isolamento.
Gli stadi che generalmente la
persona con diabete attraversa sono:
• la non accettazione di una malattia da curare per tutta la vita,
con il sollievo successivamente di sapere che la condizione è compatibile con
una vita di lunga durata
• impotenza e rabbia con tentativi di trovare il perché di questa
nuova condizione
• depressione,
ansia e tentativo di reazione fino all’accettazione della nuova condizione.
Lo stadio successivo dipende da
come il paziente diabetico, grazie magari ad un supporto psicologico,si comporta , dalle strategie individuali che
il paziente mette in atto per affrontare la malattia stessa.
Aspetti interpersonali
Come per la maggior parte delle
persone i pazienti diabetici prima della diagnosi traevano piacere dal buon
cibo e dalla buona tavola. Dover fare a meno di queste situazioni procura
malessere anche in considerazione del fatto che dopo la diagnosi, molti di essi si trovano ad isolarsi con una
riduzione di partecipazione alla sfera sociale. Può esserci nel soggetto diabetico
la convinzione di “essere diversi” e di poter “essere un peso” per gli altri.
Anche se nel quotidiano la persona con diabete cerca di rimuovere e di
minimizzare il suo problema per poterlo meglio sopportare e affrontarlo, è
altresì vero che intimamente non lo dimentica quasi mai. La famiglia, i
parenti, gli amici , il partner giocano un ruolo determinante, può fungere da
sostegno stabilizzando l’adattamento alla malattia, oppure al contrario può
destabilizzare ulteriormente l’adattamento alla malattia da parte del paziente.
Il comportamento inadeguato dell’ambiente sociale e familiare pur se
inconsapevoli, possono portare a riduzione dell’autostima con l’ accentuarsi
del conflitto tra l’immagine che il paziente ha di sé e l’immagine che vorrebbe
avere, con la conseguenza di un isolamento sociale che va ad accentuare
ulteriori momenti di esclusione e di emarginazione. La comparsa della malattia diabetica comporta l’attivazione
del processo di separazione dalla immagine corporea precedente e la creazione
di una nuova immagine che deve comprendere anche la “dimensione malata” del
proprio corpo, dovendo il paziente ridisegnare un suo nuovo modello di
integrità fisica e psichica. La farmaco terapia,
l’alimentazione attenta , l’attività fisica sono alla base della buona riuscita
del trattamento
al quale però si deve aggiungere, la motivazione del paziente e la capacità di adattamento
alle nuove abitudini a cui è sottoposto il paziente. In tal modo, magari
con un supporto psicologico adeguato, la
persona con diabete sarà in grado sia di gestire la malattia che di convivere
con i sintomi della nuova condizione; dalla qualità dell’integrazione della
persona all’interno del proprio essere e del suo ambiente può dipendere molto
il buono o cattivo adattamento alla malattia stessa.
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